Quali sono i problemi della cosmesi ecobio?
E’ la domanda che mi sono fatta quest’anno dopo aver visitato il SANA 2018 di Bologna.
Me la sono posta in treno, tornando verso casa, quando ho avuto tempo per scrivere qualche nota attingendo agli appunti mentali che mi sono fatta durante la manifestazione.
E’ vero che ho conosciuto persone meravigliose con dei progetti validi che mi hanno accolta in maniera entusiastica. E’ vero anche che ho scoperto nuovi piccoli brand che hanno grandi potenzialità e che spero di rivedere l’anno prossimo.
Ma è anche vero che, mai come quest’anno, ho notato ovunque un allontanamento dalla vera filosofia dell’ecobio.
Sarà che, a differenza delle esperienze passate, il mio interesse non era solo farmi conoscere come blogger, ma cercare di dare più importanza ai dettagli e a quelle piccole cose che passano inosservate.
In questo articolo vorrei darti la mia opinione che non si discosta molto dal pensiero di altre persone impegnate seriamente nel settore della cosmesi ecobio.
LA FILOSOFIA DELL’ECOBIO
L’ecobio (ecologico+biologico) è uno stile di vita dove ogni azione viene fatta cercando di recare meno danno possibile a se stessi e al mondo che ci circonda.
Chi vive in maniera ecobio rispetta le risorse naturali senza sprecarle ne inquinarle.
Nel caso della cura e l’igiene personale, sceglie cosmetici privi di ingredienti che possano nuocere non solo a se stesso ma anche all’ambiente naturale.
RIGORE O COMPROMESSO?
Questo stile di vita viene seguito da alcuni in maniera rigorosa ma la maggior parte cerca dei compromessi, io stessa faccio parte di questa categoria.
Ci sono cattive abitudini che ancora faccio fatica a cambiare ma, ad esempio, faccio attenzione a non sprecare l’acqua e cerco di comprare alimenti a km zero.
Effettuo la raccolta differenziata dei rifiuti, cerco di usare meno imballaggi inutili e per la cura del corpo utilizzo cosmetici ecobio.
Tante piccole cose che ormai sono diventate parte della mia routine quotidiana e che non mi pesano.
Sono convinta che se ognuno di noi facesse un piccolo sforzo, l’ambiente ne beneficerebbe molto.
I PROBLEMI DELLA COSMESI ECOBIO
Il pensiero che voglio esporvi è riferito solo al mondo della cosmesi ed è nato in me un po’ prima della visita al SANA.
Packaging e veicoli pubblicitari
Secondo il mio parere, quando si parla di filosofia ecobio nella cosmesi non si dovrebbe intendere solo nell’utilizzo di ingredienti biologici ma anche tutto ciò che gira attorno al prodotto stesso.
Oggi come non mai c’è il bisogno di adottare una politica ‘zero waste‘ quindi i contenitori dei cosmetici dovrebbero essere fatti in plastica riciclata e riciclabile o addirittura in materiali nuovi a basso impatto ambientale.
Qualche azienda lo fa già da anni, e anche al SANA ho visto dei brand impegnarsi molto nella creazione di packaging ecosostenibili.
Per quel che riguarda le scatole di carta, non sono necessarie, potrebbero servire giusto in caso di flaconi in vetro per proteggerli un po’.
In questo caso la carta dovrebbe essere riciclata e se possibile stampata con inchiostri vegetali biodegradabili. Ci sono aziende, ad esempio, che creano prodotti solidi confezionati solo in questo tipo di scatole di carta.
Lo stesso discorso vale per la carta usata per depiants, biglietti da visita, etichette, cartelle stampa e così via.
Uno dei problemi della cosmesi ecobio è che ci sono ancora aziende che usano depliants in carta patinata, scatole e tubi di plastica e tanto altro materiale non riciclabile.
Sono ancora parecchie quelle che considerano meno importante l’ecosostenibilità delle formulazioni ecobio.
Fortunatamente però esistono anche delle aziende virtuose che invece cercano di seguire la filosofia ecobio in tutte le sue sfaccettature, questo mi fa ben sperare per il futuro.
Prodotti monouso e campioncini inutili
Non c’è azienda che non abbia proposto maschere monouso.
Mea culpa, a volte le uso anche io, anche se so che il rapporto quantità/costo è quasi sempre spropositato, visto che si usano una volta sola.
Ovviamente la cosa peggiore è la produzione di immondizia, va da se’ che una maschera in tubo da dieci applicazioni è molto più ecologica di dieci maschere monouso.
La stessa cosa vale per le salviette struccanti o idratanti monouso. Comode ma poco ecobio se pur formulate con ingredienti green.
Discorso a parte per i campioncini che molto spesso vengono elargiti ai visitatori degli stand così, a caso.
Mi è capitato in pochissime occasioni che mi venisse chiesto che tipo di pelle e/o capelli ho, per darmi dei campioncini mirati sulla mia persona.
Fortunatamente ho molte amiche alle quali regalare ciò che non è adatto a me.
Ma se non sapessi a chi darli, finirebbero in fondo a un cassetto e verrebbero eliminati senza pietà alla loro scadenza. Non è uno spreco questo?
Quindi, aziende, date meno campioncini ma mirati, e lo dico io che sono assolutamente pro campioncino anche perché spesso ho comprato un prodotto in full size dopo averlo testato in bustina.
Marketing spinto
Quest’anno al SANA ho assistito a operazioni di marketing quantomeno discutibili.
Infatti uno dei problemi della cosmesi ecobio è la gestione dei canali pubblicitari da parte dei brand.
Per esempio la scelta di testimonial che nulla hanno a che vedere con il mondo dell’ecobio da parte di alcune aziende che al SANA ha fatto storcere il naso a molte persone.
Questa mossa poco sensata, secondo il mio parere, si è un po’ ritorta contro i brand che l’hanno fatta.
E’ vero che il detto recita ‘parlatene bene o male, l’importante è che ne parliate’ ma per ora ho sentito solo critiche.
Spero che per il futuro questo tipo di marketing venga perfezionato scegliendo con più cura i testimonial da utilizzare.
Le bloggers/influencers
Discorso diverso è l’uso delle bloggers/influencers come veicolo di marketing, che tra l’altro non è certo uno dei più gravi problemi della cosmesi ecobio, anzi.
Ho avuto modo di dividere virtualmente i brand presenti al SANA in due categorie con politiche totalmente opposte.
Alcuni, ma pochi, ‘odiano’ queste ragazze e vanno alla manifestazione per trovare nuovi rivenditori o ricevere ordini dai commercianti. In questo caso sono rimasti delusi poiché il SANA da qualche anno non ha più questa finalità.
La maggioranza delle aziende presenti invece ha sommerso di prodotti omaggio e attenzioni questi influencers a scapito dei titolari di bioprofumerie o dei clienti finali.
Bisogna però dire che il SANA è cresciuto in modo così esponenziale anche grazie a bloggers, youtubers e infuencers più o meno seguite.
Anche in questo caso ci sono varie categorie di bloggers, la più numerosa è di quelle che non si informano sulle aziende ma recuperano tutto il possibile.
Depliants, bigliettini e sopratutto campioncini che chiedono con insistenza lasciando in cambio i loro biglietti da visita.
Ovviamente non comprano nulla, e poi sul blog millantano collaborazioni importanti solo perché hanno arraffato 4 campioncini.
La cosa importante per loro è fare il ‘video haul‘ da confrontare con quelli di altre bloggers concorrenti.
Poi ci sono quelle come me, rompiscatole e meticolose, prendono appunti prima, dopo e durante la manifestazione, fanno foto a raffica e chiedono campioncini mirati.
Acquistano, nel mio caso anche troppo, e recensiscono quello che comprano facendo pubblicità gratis alle aziende.
Sono bloggers e clienti allo stesso tempo ma spesso vengono ignorate.
Personalmente ho visitato solo brand nuovi, piccoli e con idee fresche, dove sono stata accolta con entusiasmo, ho ricevuto qualche omaggio e tante informazioni ed era quello che volevo.
Sinceramente le grandi aziende le ho snobbate io di proposito visto che l’anno passato molte mi hanno trattata con sufficienza.
La terza categoria è quella delle blogger ‘famose’ o comunque con un buon seguito.
Sono contese dalle aziende e ricevono omaggi di ogni tipo con la velata richiesta di una recensione positiva che venga letta da migliaia di persone.
Purtroppo queste ragazze non si rendono conto che molte volte vengono usate e poi ignorate quando non servono più.
A questo proposito vi lascio il video di Cristina che spiega benissimo questa dinamica capitata a lei e ad altre bloggers.
Prodotti costosi e consumismo
Tra i problemi della cosmesi ecobio c’è l’aumento dei brand ‘luxury’ ed è quello che mi tocca di più.
Ho sempre pensato che per avvicinare le persone al mondo ecobio bisogna portare prodotti semplici, efficaci e con prezzi adeguati.
Purtroppo, in un mondo dove l’ecobio è ancora un settore di nicchia, la maggioranza dei consumatori preferisce spendere per una crema piena di pallini rossi affidandosi alla marca famosa, piuttosto che per uno sconosciuto brand ecobio.
Non sono un ingenua, so’ che la strada dello sviluppo e lo studio delle formulazioni è lunga e costosa.
I packaging e il marketing sono fattori importanti che influenzano il costo finale ed è proprio liberandosi da questi inutili orpelli che il costo può venire ridimensionato.
Ciò che deve venir anche ridimensionato è il consumismo sfrenato che porta all’acquisto compulsivo di tutto ciò che è novità.
Di conseguenza le aziende sono spronate a creare e produrre nuovi cosmetici anche più volte l’anno, rendendo sempre più affollati gli armadietti dei bagni delle consumatrici.
Mai come in questo SANA ho visto tipologie di prodotti ripetuti all’infinito, trattamenti per capelli, bava di lumaca, maschere in tessuto… tanti, troppi!
La maggior parte di questi prodotti dopo qualche utilizzo finiscono per scadere e poi gettati in un enorme cumulo di bio idiozia.
Oltre al consumo responsabile bisognerebbe predicare anche a una produzione responsabile, le aziende devono rallentare un po’ se vogliono che la filosofia ecobio rimanga tale e non diventi mero consumismo di massa.
I falsi ecobio
Una cosa che non ho capito è perché al SANA erano presenti delle aziende che non sono ecobio.
Non hanno la certificazione, ma su questo io sono piuttosto comprensiva visto che conosco l’iter per ottenere i famigerati bollini, ma presentano anche dei prodotti con inci accettabili ma discutibili.
Ovviamente non faccio nomi ma capirai il mio disappunto quando, cercando una crema viso da testare nella busta dei campioncini ricevuti, mi sono ritrovata in mano un prodotto con il dimethicone nell’inci.
Di una azienda che scrive sui depliant ‘senza siliconi’…
Il dimethicone è un silicone cioè derivante dal silicio, ha un effetto filmante che da’ alla pelle un aspetto liscio e levigato.
Non è nocivo per noi ma lo è per l’ambiente poiché non è biodegradabile e di conseguenza non è nemmeno ecobio. Punto.
Mi consola il fatto che controllando i campioncini della stessa azienda non mi sono imbattuta in altri ingredienti smaccatamente ‘proibiti’.
E’ inaccettabile che un prodotto del genere venga accettato al SANA.
CONSIDERAZIONI FINALI
Arrivata a questo punto posso solo ricordarti che queste sono mie considerazioni in merito alla direzione che sta prendendo il settore dell’ecobio.
Mi piacerebbe molto sentire le tue opinioni ed eventualmente instaurare un dialogo tramite i commenti qui sotto.
Vorrei comunque dire che al SANA ho vissuto dei momenti meravigliosi quindi nonostante tutto posso considerare l’esperienza più che positiva.
Moltissimi responsabili di aziende piccole si sono attardati a spiegarmi bene la loro mission e i loro prodotti.
Ho avuto modo di incontrare anche bloggers più o meno famose con le quali mi sono confrontata e rapportata in maniera molto amichevole.
Nei prossimi post ti racconterò dei brand che ho conosciuto e delle novità che ho provato.
Aspetto i tuoi commenti!
14 risposte
Concordo in toto, come già dicevo nel gruppo biocafe le blogger siamo noi.
Io parlavo vagamente dell’ecosostenibilità e dei campioncini ma tu hai ampliato molto bene l’argomento.
Mi piace anche la parte sulla pezzenteria morale di chi va solo per campioncini e di quelle aziende che cercano solo pubblicità in barba alla. Coerenza dei personaggi.
Grazie, sono contenta che il mio messaggio sia passato, spero che in futuro ci sia un ritorno alla filosofia ecobio da parte di tutti, aziende, clienti e organizzatori del sana. Ti ringrazio per il commento. Cristina
Grazie mille per questo bell’articolo!
Hai colto in pieno diversi giusti aspetti che preoccupano anche noi sul mondo dell’ ecobio. Ti ringraziamo per il tuo modo di essere blogger e fare informazione consapevole. 🙂
Grazie, sono onorata di aver ricevuto questo commento perché siete una delle aziende che più rispetto proprio per il vostro impegno nel seguire la filosofia ecobio. Spero di avervi ancora ospiti nel mio blog. A presto, Grazie Cristina
Sono d’accordo con tutto ciò che hai scritto, sul marketing spinto di alcune aziende io proprio non lo condivido, sul discorso delle bloggers che trovo per certi aspetti abbiano avuto più attenzione dei rivenditori, ok che le Bloggers fanno tanta pubblicita ai brand (alcune fanno recensioni sempre positive 🤔) ma anche noi rivenditori ci impegnamo veramente veramente tanto, se loro vendono è soprattutto grazie a noi che poi alla fine dei conti non abbiamo nemmeno granché di guadagno visti i margini ridotti..aggiungi poi che dobbiamo fare i conti con la concorrenza e tutto inizia a complicarsi…comunque ho letto con piacere il tuo articolo cara Cristina, spero che tutti quanti inizino a riflettere e magari a darsi un po’ una ridimensionata 😉😘
Anche io se fossi un azienda punterei più a soddisfare il rivenditore piuttosto che le blogger o al limite cercherei di scegliere meglio, è vero che i numeri sono importanti ma anche la competenza e l’impegno. Ci sono tante piccole blogger che sono molto capaci ma vengono inevitabilmente messe da parte per far spazio a quelle con più numeri. E’ la legge del mercato.
Conosco le difficoltà delle bioprofumerie online e ammiro chi riesce a stare a galla nonostante mille ‘bastoni tra le ruote’. Ti mando un abbraccio e grazie per il commento. Cris
Mi rendo conto che per chi è a digiuno di questi argomenti, si apre un mondo da studiare con attenzione. Intanto ringrazio Cristina per i chiarimenti che ha dato e approfitto per imparare un po’ di cose 😊
, il mondo dell’ecobio è vasto e pieno di argomenti interessanti da approfondire. Io credo che per seguire rigorosamente la filosofia ecobio bisognerebbe stravolgere tutto il modo di vivere. C’è chi lo fa, e tanto di cappello, e chi come me cerca di non impattare troppo sull’ecosistema con piccoli gesti giornalieri. Se ti interessa l’argomento troverai nel mio blog sempre più articoli che parlano di questo stile di vita. Grazie per il commento, visto che non è stato poi così difficile? 😉 Ciao Cris
Ciao, ho letto il tuo articolo solo oggi perché cercavo su Google “morte dell’ecobio” . Sì, hai letto bene. Sono titolare di una bella Bioprofumeria da diversi anni, una di quelle serie, che ha preso a calci nel sedere Nabla quando ha iniziato a usare i siliconi, e che non ha in simpatia Alkemilla da sempre ma ora più che mai perché usa pigmenti chimici nei balsami senza dirlo, o solari che “solo chimici si possono fare bene” … oggi assisto al tracollo del settore a livello commerciale: colpa delle blogger tipo vanityspace. Colpa dei gruppi e delle blogger che passano coupon. Colpa dei siti come mentaeccia#censura e larosacaccia#censura dei miei stivali che vendono al -20% costante marchi più o meno bio, bio veri e propri, insieme ai finti bio, messi nel tritacarne che sparge immondizia nella testa della gente: che il bio può costare poco, sempre meno. Impossibile da sostenere. Fanno il gioco delle multinazionali, stanno facendo chiudere le bioprofumerie serie, quelle che pagano le tasse e le imposte (IVA), tutto, che lavorano con amore e competenza e spirito di servizio, e ammazzando l’onore e il futuro del bio in Italia. Ma questi qui, venditori di fumo o pesce al mercatino, fanno rotazione, fatturati, vendono soltanto a più non posso non si sa in che modo con quegli sconti, e stanno facendo collassare il sistema. Complici di tutto ciò le case e i brand, silenziosi, che si fanno la guerra tra loro tramite i rivenditori che si scannano in una guerra dei prezzi disdicevole e autolesionista. Mi diceva un responsabile d’azienda di un noto marchio di trucco bio che il mercato in Italia “è sputtanato” , loro si concentrano sull’estero e sulla grande distribuzione(!!). Tutto ciò se lo condisci con un bel po’ di incompetenza dei titolari di bioprofumerie medi degli ultimi anni (giovani magari inesperti di gestione aziendale) ti da il polso della tragica situazione del bio. Ah dimenticavo i marchietti insulsi del finto e pseudo bio, i favolosi prodotti delle blogger che usano il trend bio e i social per fare la propria linea, i marchi low cost pessimi ma che PROPRIO BUONI perché costano “poco” (ma valgono molto meno, credetemi) e le dubbie provenienze di fondi dietro a certe case arcinote e attive anche in tv. Benvenuti nel bio del 2019 ragazzi. In 6 anni è cambiato molto, ma non in meglio. Ah se l’avessi saputo prima! E dimenticavo: fanc# ai clienti che di tutto ciò se ne fregano, tanto gli basta comprare compulsivamente la qualunque, basta che vedano scritto -20% e gli si attivano i neuroni, figli della tv commerciale, tornate nei sarcofagi, state ammazzando il bio, sappiatelo, siete pessimi, tornate al chimico perché se non cambiate mentalità e iniziate a pensare in modo olistico al bio, frenando anche i vostri bassi istinti consumisti, vi meritate la chimica e il petrolio!
Ciao, sono d’accordo su molte cose che hai scritto, l’unica cosa che non capisco è se lo hai scritto come sfogo o come ispirazione per i miei lettori a riflettere sul mondo del bio che non è tutto rose e fiori come sembra. Onestamente non ho nemmeno capito dove metti me nel tuo scritto, come blogger? come consumatrice? o solo una piattaforma da dove lanciare il tuo messaggio? Mi farebbe piacere continuare a confrontarci magari sviscerando i temi uno per volta. Io sono qui per accogliere ancora i tuoi pensieri se vuoi. Ciao e grazie di aver dato il tuo punto di vista. Cris
Ciao Cristina, grazie per la pubblicazione e per la risposta. Il mio è ovviamente uno sfogo amaro, brusco nei toni ma necessario perché è necessario indignarsi per quanto sta accadendo. Nei contenuti esso è un’analisi del settore dal punto di vista di chi ci lavora riassunto in due righe, ed è anche un appello ai consumatori del mondo ecobio – tramite una provocazione bella forte – a prendere posizione, possibilmente acquisendo consapevolezza del danno che il mix di cui parlavo sta facendo all’ecobio in Italia. L’ho fatto sul tuo blog come piattaforma da cui lanciare un grido d’allarme, certo, nella speranza che trovi diffusione, eco… perché ho a cuore questo mondo, e assistere al suo assalto da parte di una serie di, vogliamo chiamarli “players”, sciacalli? Che a vario titolo lo utilizzano, mi ferisce. E ciò che descrivevo (“i colpevoli” ) sta minando un settore interessante e sano da dell’economia nazionale: intendo posti di lavoro a rischio, abbassamento della qualità generale dei prodotti, tramonto “per abuso” di una filosofia sana e pulita da parte delle solite forze note, le dinamiche di mercato tradizionali, che male si adattano ad un settore contro-tradizionale. Apprezzo il tuo modo di lavorare e porti con l’argomento bio, credo nel blogging serio, quello dove le Case ti snobbano ma tu perseveri perché nel blogging puro c’è un po’ anche dell’anima del giornalismo. Nel rivolgermi a te, ai tuoi lettori e a chiunque passerà o leggerà qui o altrove queste parole, auspico una alleanza tra clienti dell’ecobio, produttori/brand ecobio, rivenditori dell’ecobio e già che ci siamo, di commentatori seri dell’ecobio, nel nome di Valori comuni ben definiti. Per dirla breve, un terreno con regole chiare e trasparenti dal punto di vista dei vari attori, circa i Valori, le finalità, benefici e vantaggi per le parti, e quindi la creazione di un dominio di pensiero ecobio all’interno de quale parlare un linguaggio comune, fatto anche di garanzie vere per i consumatori, di informazione sensata e non solo slogan, sistemicamente escludendone quegli agenti aggressivi provenienti dal marketing tradizionale, dalle regole del mercato classiche, dal mondo pubblicitario più aggressivo, che avvelenano questo terreno oggi, rendendolo sempre meno fertile. Vorrei che qui mi leggessero anche altri operatori del settore e che rispondessero all’appello, io ho lanciato il mio messaggio nella bottiglia…
Sono molto contenta di farti da cassa di risonanza, peccato che ho un blog poco seguito, forse proprio per il mio modo di fare blogging. Ti ringrazio e se hai voglia di parlarne ancora puoi scrivermi anche in privato. Ciao Cristina
Ciao Cristina, ti ringrazio per l’ospitalità, mi auguro che tu possa tenere pubblicato a lungo il mio commento così che chiunque possa leggerlo. È un messaggio in una bottiglia, non si sa mai dove lo porti la corrente! Ho l’impressione che il Sana di quest’anno (2019) sarà in controtendenza rispetto a quello del 2018, basti vedere che non ha rinnovato la collaborazione con vanityspace, ottimo segno. Ciò mi lascia sperare che qualcosa si stia muovendo, perché le difficoltà di chi lavora e ha a cuore il settore dell’Ecobio stridono con l’arroganza e l’affarismo di certi personaggi italioti, che si sanno circondare della feccia di questo paese (è mia opinione personale e non devi condividerla, ma basta vedere come a mo’ di setta la difendano quando qualcuno OSA muoverle una critica sensata e intelligente: una volta i pubblicitari lavoravano nell’ombra, ora si spacciano per guru/blogger e gli allocchi ne restano ammaliati… bah!) che pure lavorando – perché è lapalissiano che anche i pubblicitari lavorino, quindi le sue difese da cucciolo innocente non fanno presa su di me -, causano dei danni collaterali incalcolabili grazie ai nuovi media e alla velocità del digitale. Sul piano economico e su quello dell’immaginario collettivo, del senso. Mi auguro che quest’anno al Sana ci siano più persone come te e zero dell’altro tipo, e che qualcosa nell’aria sia definitivamente cambiato in meglio… a presto!
Il tuo messaggio rimarrà sempre pubblico, non sono una che censura. Magari al Sana ci vediamo, non so ancora chi sei ma io ci sarò e spero di vedere davvero un cambiamento positivo della manifestazione. Un saluto e grazie di aver dato il tuo punto di vista. Ciao Cris